Che Guevara, tú y todos: la storia che ci riguarda
Un mito che prende forma – Entrare al Museo Civico Archeologico di Bologna per visitare la mostra Che Guevara tú y todos è come attraversare una soglia temporale e affettiva insieme. Non si tratta solo di un’esposizione dedicata a una figura storica: è un viaggio intimo nel cuore di Ernesto Guevara de la Serna, meglio conosciuto semplicemente come “il Che”. È l’occasione per abbandonare l’icona da maglietta e scoprire l’uomo, il medico, il viaggiatore, il rivoluzionario. La mostra invita a guardare oltre lo stereotipo e ad ascoltare la voce di un’epoca attraverso quella di uno dei suoi simboli più potenti.

Tra lettere, foto e motociclette
La motocicletta come metafora – Al centro dell’allestimento spicca un oggetto che da solo racconta un intero capitolo della vita del Che: la motocicletta resa celebre da I diari della motocicletta. Non è solo un mezzo di trasporto, ma un simbolo del desiderio di scoperta, del bisogno di conoscere il mondo per comprenderlo e cambiarlo. Quel viaggio giovanile, documentato con precisione e passione, rappresenta l’inizio di una trasformazione: da giovane medico argentino a rivoluzionario latinoamericano. Camminare accanto a quella moto è come pedalare nei pensieri di un ragazzo inquieto e idealista.
Documenti che raccontano l’uomo – Lettere, fotografie, appunti, pagine ingiallite dal tempo: la mostra è anche questo. Non solo una celebrazione del mito, ma un ritratto umano costruito attraverso la carta e l’inchiostro. Si scopre un Che che ride, che scrive alla famiglia, che annota le proprie riflessioni. Ogni documento esposto rende più vicina la sua figura, meno distante e idealizzata. È come se il visitatore fosse invitato a sedersi accanto a lui, leggendo insieme ciò che ha lasciato scritto, pensato, vissuto.
La voce della figlia – A dare un’intensità particolare all’esperienza è anche la presenza di Aleida Guevara March, figlia del Che, che ha partecipato all’inaugurazione della mostra. “Ho pochi ricordi di mio padre, ma alcuni sono per sempre”, ha detto commossa, raccontando come si sia innamorata della sua figura attraverso i suoi scritti. La sua testimonianza trasforma l’intera esposizione in un dialogo tra passato e presente, tra memoria privata e storia collettiva. Bologna, ha aggiunto, è una città speciale, perché popolata di giovani: proprio quelli a cui suo padre avrebbe voluto parlare.
Una mostra per tutti – Il titolo Che Guevara tú y todos è già un manifesto: il Che non è di qualcuno, ma di tutti. La mostra è pensata per coinvolgere chiunque, a prescindere dall’età o dal background culturale. Non serve essere esperti di storia cubana per emozionarsi davanti a una fotografia o per riflettere leggendo un passaggio dei suoi diari. La narrazione è semplice ma potente, capace di arrivare dritta al cuore. Un’occasione per riscoprire il senso di una parola oggi usata con troppa leggerezza: rivoluzione.
Un’occasione da non perdere – La mostra rimarrà al Museo Civico Archeologico per diverse settimane, offrendo a tanti la possibilità di vivere questo percorso emozionante. È un invito alla riflessione, alla memoria, ma anche all’azione. Perché il Che non è solo un ricordo, ma una domanda ancora aperta: cosa siamo disposti a fare per i nostri ideali? Bologna, con la sua storia di pensiero critico e partecipazione, è lo scenario perfetto per porci questa domanda. E forse anche per iniziare a cercare una risposta.