La lotta quotidiana di un figlio
Vivere accanto a una persona tossicodipendente è un’esperienza devastante. Lo sa bene un giovane di 26 anni del comprensorio forlivese, costretto a prendersi cura della madre, vittima delle sostanze. Invece di ricevere il supporto e l’affetto che un genitore dovrebbe offrire, si è trovato ad affrontare una realtà fatta di violenze, instabilità e paura. La sua storia è quella di tanti figli dimenticati, bloccati tra la speranza di un cambiamento e la rabbia per l’indifferenza delle istituzioni.

Forlì, la storia di un figlio prigioniero della dipendenza della madre
L’indifferenza delle istituzioni –Nonostante le numerose richieste di aiuto, il ragazzo si è scontrato con un muro di burocrazia e inerzia. La madre, pur essendo spesso aggressiva e alterata dalle sostanze, non viene considerata abbastanza pericolosa da necessitare un intervento coercitivo. E così, chi le sta accanto continua a vivere in un limbo, tra la paura di nuove crisi e il desiderio di una soluzione definitiva. Le istituzioni dovrebbero essere un sostegno, ma troppo spesso si limitano a osservare senza agire.
Il peso della responsabilità –Prendersi cura di un genitore tossicodipendente significa sacrificare la propria vita per cercare di salvarne un’altra. Il giovane di Forlì ha visto i suoi sogni e progetti mettere in pausa mentre cercava di gestire la madre e i suoi momenti di instabilità. Una responsabilità enorme per chi, a soli 26 anni, dovrebbe avere la libertà di costruire il proprio futuro senza essere risucchiato dal passato della propria famiglia.
L’isolamento e la solitudine –Oltre alla fatica emotiva e fisica, c’è la solitudine. Affrontare la dipendenza di un familiare è un viaggio difficile, spesso percorso in solitudine. Gli amici non sempre capiscono, le istituzioni restano distanti e il supporto psicologico è un lusso a cui pochi possono accedere. Così la rabbia cresce, insieme al senso di impotenza, alimentando un circolo vizioso da cui è difficile uscire.
Un problema invisibile –Si parla spesso di come la droga distrugga la vita di chi ne fa uso, ma raramente si considera il dramma vissuto da chi gli sta accanto. Figli, fratelli, coniugi, amici: tutti coinvolti in un dolore silenzioso che non trova spazio nei dibattiti pubblici. La tossicodipendenza è un problema collettivo, eppure i parenti di chi ne è vittima vengono lasciati a combattere da soli.
La necessità di un cambiamento –Il caso del giovane forlivese dimostra quanto sia urgente un cambio di paradigma. Servono politiche più incisive, interventi mirati e un supporto concreto per chi vive accanto a persone dipendenti. Non basta considerare solo il rischio per chi assume sostanze: bisogna proteggere anche chi subisce le conseguenze della loro dipendenza. Perché nessuno dovrebbe essere costretto a scegliere tra la propria vita e il tentativo di salvare chi ama.