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Cultura

Oleg Mandić: il bambino che sopravvisse ad Auschwitz.

Dalla prigionia alla libertà: la storia di Oleg

Un’infanzia spezzata dalla guerra – Oleg Mandić aveva solo undici anni quando la sua vita cambiò per sempre. Nel 1944, lui e la sua famiglia furono deportati nel campo di concentramento di Auschwitz come prigionieri politici. Suo padre e suo nonno erano entrati in clandestinità con i partigiani di Tito, e la loro cattura fu una ritorsione nazista.

La liberazione di Auschwitz attraverso il racconto di Oleg.

La memoria della Shoah e l’importanza della testimonianza

La prigionia nel campo di sterminio – Ad Auschwitz, Oleg visse esperienze terribili. La separazione dagli affetti, la paura costante e la fame erano una realtà quotidiana. Il campo era un luogo di sofferenza, dove i prigionieri erano costretti a sopravvivere in condizioni disumane.

Il terrore e la speranza – Nonostante il terrore, Oleg riuscì a mantenere la speranza. Anche nei momenti più bui, trovò la forza di resistere grazie al legame con la madre e la nonna, con le quali condivideva la prigionia. Questo supporto emotivo fu determinante per la sua sopravvivenza.

La liberazione di Auschwitz – Il 27 gennaio 1945, l’Armata Rossa liberò Auschwitz. Oleg fu tra gli ultimi prigionieri a lasciare il campo. Il momento della liberazione segnò l’inizio di un nuovo capitolo della sua vita, ma anche l’inizio di un lungo percorso di elaborazione del trauma.

Il difficile ritorno alla normalità – Dopo la liberazione, il ritorno alla normalità fu complicato. Oleg e la sua famiglia dovettero affrontare la perdita dei loro cari e la ricostruzione della propria vita. Il dolore lasciato dalla prigionia li accompagnò per molti anni.

Un testimone della storia – Oggi, Oleg Mandić dedica la sua vita alla testimonianza. Con il suo racconto, ricorda al mondo gli orrori della Shoah e l’importanza della memoria storica. La sua esperienza è un monito affinché simili tragedie non si ripetano mai più.

Antonio Frezza

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